E’ alla terza riedizione il libro di Maurizio Arduino “Il Bambino che parlava con la luce”, edito da Einaudi, prima edizione del 2014, il racconto di quattro storie, quella di Silvio, Cecilia, Elia, Matteo, che hanno in comune l’autismo, pubblichiamo la recensione redatta da Ugo Fanti.
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“Mio fratello che guardi il mondo / e il mondo non somiglia a te / mio fratello che guardi il cielo / e il cielo non ti guarda. //.”. Così canta Ivano Fossati in una sua canzone (“Mio fratello che guardi il mondo”) del 1992, tema: i bisogni delle persone, la povertà, le ingiustizie e la dignità. Il testo termina con un verso che evoca la speranza in un futuro migliore e ne dà certezza. Canta, infatti, Fossati: “Se c’è una strada sotto il mare prima o poi ci troverà / se non c’è strada dentro al cuore degli altri prima o poi si traccerà.”//. La strada da tracciare è quella della costruzione (o ri-costruzione) di un sentire comune che nasca e si fortifichi dalla e nella comprensione – e accettazione – dell’”altro da sé”, chiunque esso sia, con i suoi problemi e da qualunque luogo arrivi. Una strada difficile da tracciare e da percorrere, ma l’unica che, a giudizio del cantautore genovese, potrà salvare il mondo.
Si tratta di versi in musica che sarebbero perfetti per una lettura (un reading, come si direbbe oggi, con un anglicismo) di alcuni brani del libro di Maurizio Arduino intitolato “Il Bambino che parlava con la luce”, quest’anno alla sua terza Edizione, per i tipi della Einaudi. Il libro ci racconta quattro storie di bambini autistici, meglio sarebbe dire affetti da ‘Disturbi dello Spettro Autistico’ (DSA), espressione forse meno comprensibile della prima, ma più rispondente alle differenti sfumature, alla complessità ed alla gravità con cui l’autismo si manifesta in chi lo soffre e, conseguentemente, si presenta a chi assiste le persone che si trovano in questa condizione e a chi le cura.
Questi cuccioli dell’uomo – i sintomi dei DSA si manifestano nei primi 12-18 mesi di vita – sono da molti considerati “strani” (ovvero “stranieri” = ”estranei ”, ”diversi ”) e sono spesso anche definiti i “Bambini della luna” perché vivono in un loro mondo di fantasia, nel quale sono soli (il termine “autismo” deriva dal greco “autos” = “se stesso”), un mondo che non comunica con quello reale e del quale è difficile, per noi cosiddetti “normali”, trovare la chiave d’ingresso. Si tratta certo di bambini particolari a cui, in molti casi, non manca l’intelligenza, ma che sono accomunati – come spiega l’autore nella Nota che apre il libro – “da gravi alterazioni della comunicazione e dell’interazione sociale” e presentano “comportamenti atipici, ripetitivi e stereotipati e particolari risposte agli stimoli sensoriali.”.
Ognuno di questi bambini vive una vita a sé stante e, a suo modo, ce la racconta quotidianamente. Il libro di Arduino presenta quattro storie di autismo: c‘è quella di Silvio (i nomi dei bambini sono di fantasia), che guarda il mondo racchiuso in un granello di polvere, illuminato dal sole; quella di Cecilia, che lo osserva attraverso l’oscillazione di un nastro; quella di Elia che, sommerso da voci, odori, colori e suoni, allunga la falcata in cerca della calma interiore e quella di Matteo, che non gioca con gli altri bambini, ma che conosce le radici quadrate.
Spesso a scoprire il problema di questi bambini è la Scuola, sono i Maestri e le Maestre, che vivono con loro molte delle ore della giornata. Nel caso di Silvio, infatti, “La prima ad accorgersene” – scrive Arduino – “fu la maestra Lucia.”. “Silvio non amava le stesse cose che amavano i suoi compagni.”. “Silvio amava la luce.”. E’ a loro (dopo i genitori dei bambini) che tocca fare lo sforzo più grande per rompere l’isolamento dei loro alunni autistici. Sono loro (dopo i genitori) che devono cercare, come in effetti molti di loro fanno, una modalità di comunicazione/interazione che avvicini due mondi lontani e riesca a liberare la forza interiore, che questi bambini certamente posseggono, a beneficio loro e dei loro compagni.
A loro – genitori e Maestri – sembrano diretti i versi di un’altra canzone, intitolata “La Cura” e scritta da Franco Battiato e Manlio Sgalambro. Versi che paiono indicare l’obiettivo da centrare, ma anche la certezza di poterlo raggiungere e racchiudono una dichiarazione d’amore per questi “figli della luna”: “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.” – trascrive Arduino alle pagine 286 e 287 del libro, all’interno della storia di Matteo (che, da adulto, si laureerà in Matematica con il massimo dei voti), e prosegue: “Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore / dalle ossessioni delle tue manie. / Supererò le correnti gravitazionali lo spazio e la luce per non farti invecchiare. / E guarirai da tutte le malattie perché sei un essere speciale ed io, avrò cura di te. //.”.
“Bambini speciali”, certo, con i quali però, l’abbiamo detto, non è facile entrare in sintonia. Per penetrare, infatti, nel mondo di Silvio, Cecilia, Elia e Matteo e degli altri come loro bisogna abbattere un muro, immateriale ma coriaceo, contro il quale spesso si infrangono le conoscenze scientifiche e professionali di chi – Insegnanti, e genitori – con questi bambini vive e di chi – gli Specialisti, come Arduino, che è Psicologo. Psicoterapeuta e Responsabile del C.A.S.A., il Centro Autismo e Sindrome di Asperger di Mondovì (Cuneo) – li assiste. Fare breccia in questo muro è un compito che lo stesso Arduino dichiara essere difficile quando scrive, a pagina 72 del libro: “Le nostre descrizioni erano guidate dalle cose che sapevamo sull’autismo e dalla necessità di costruire interventi educativi efficaci: le agende visive, la strutturazione dello spazio e delle attività, le tecniche comportamentali, la comunicazione aumentativa e alternativa erano tutte questioni “da adulti”, che era indispensabile condividere con gli insegnanti, ma che non erano rilevanti per i bambini”.
Le quattro storie che compongono il libro sono raccontate in modo piano e chiaro, senza nascondere, in nessun momento, i problemi e le difficoltà che il rapporto con questi bambini porta alla luce e la loro lettura è coinvolgente. Non si tratta di un Manuale tecnico sull’autismo, ma di un libro che non solo racconta quattro esistenze particolari, trovando per ognuna di esse il posto giusto nel puzzle della vita, ma indica anche, a tutti noi, la strada da seguire se vogliamo vivere in armonia con gli altri, chiunque siano e qualunque siano le loro (e le nostre) differenze, e lo fa anche grazie a quello che questi bambini hanno insegnato all’autore. Un libro insomma che ci riempie di speranza e ci dà una certezza perché è sicuro che, come canta Fossati, “se non c’è strada dentro al cuore degli altri prima o poi si traccerà”.