Il Coordinamento dei direttori dei Dipartimenti di Salute mentale italiani, attraverso un documento inviato al presidente della Repubblica e alla presidente del Consiglio, lancia un allarme: disturbi mentali tra i giovani e i giovanissimi, autolesionismo, tentativi di suicidio, disturbi del comportamento alimentare e uso di sostanze, mentre si impoveriscono i servizi di Salute Mentale.
Ci sono 128 Dipartimenti di Salute mentale, commenta Michele Sanza, direttore DSM-DP Forlì-Cesena Ausl Romagna – “L’attuale organizzazione è poco funzionale rispetto ai nuovi bisogni. La separazione tra il Centro di Salute mentale, le dipendenze patologiche e la neuropsichiatria infantile rende più difficoltosa l’integrazione degli interventi su molti pazienti con comorbilità, spesso in transizione per ragione di età. Occorre quindi rivedere l’attuale organizzazione, premiando soprattutto i percorsi trasversali che compiono i pazienti, favorendo l’integrazione tra le competenze specialistiche necessarie e migliorando l’offerta qualitativa. Abbiamo maturato un patrimonio notevole di conoscenze sui disturbi mentali, che però trova scarsa applicazione perché l’implementazione delle terapie evidence based è attualmente impossibile, per ragioni di scarsità di risorse e di preparazione culturale. Non esiste un settore di medicina dove il ritardo sull’implementazione delle conoscenze scientifiche è tale come nella salute mentale”.
Giuseppe Ducci, direttore del DSM della Asl Roma 1: “In Italia cresce il numero delle persone che presentano un disturbo mentale grave (più del 6% della popolazione generale), crescono i bisogni specifici (migranti, autori di reato, senza fissa dimora, bambini e adolescenti) e i disturbi emotivi comuni (20% della popolazione generale, con aumento vertiginoso dopo la pandemia) e, allo stesso tempo, diminuiscono le risorse a disposizione della sanità in generale (dal 6,8% del Pil al 6,1% nel 2023) e della salute mentale in particolare (in media il 3% del FSN, a fronte di una quota del 5% fissata dalla CU Stato-Regioni nel 2001), I Dipartimenti di Salute mentale sono allo stremo e non riescono più a garantire i Lea. D’altro canto la presa in carico di un paziente grave necessità di continuità, prossimità e di un’équipe multidisciplinare che nessun privato può o vuole offrire. La soluzione? Finanziare i DSM e riportare la salute mentale, con tutte le sue implicazioni politiche, sociali e di sicurezza al centro dell’interesse collettivo”.
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