Sono ormai dieci mesi che l’organizzazione sta intervenendo in Ucraina nell’area di Kramatorsk, una delle più colpite dalla guerra e dai suoi effetti. Qui, è stata creata una rete di cliniche territoriali per fornire assistenza sanitaria di base in villaggi situati in aree remote.
“Ripristino dei servizi sanitari nella regione del Donetsk per la popolazione colpita dalla guerra “Finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) ha creato una rete di cliniche territoriali per fornire assistenza sanitaria di base in villaggi situati in aree remote dove la popolazione è rimasta priva di presidi medici e servizi essenziali.
A seconda delle necessità, dei luoghi e delle caratteristiche del territorio, l‘associazione ha ristrutturato cliniche già esistenti o fornito prefabbricati adibiti ad ambulatori, dotando le cliniche dell’equipaggiamento sanitario necessario. Emergency ha inoltre formato staff locale per garantire l’assistenza sanitaria di base ad una popolazione rimasta isolata. I beneficiari sono le fasce più fragili, ancora nel Paese nonostante la guerra che negli ultimi mesi nel Donetsk sta diventando sempre più violenta. Si tratta infatti di una delle regioni che ha visto il maggior numero di vittime civili, tra loro anche operatori umanitari. L’attività, in collaborazione con le autorità locali, si svolge nel distretto di Oleksandrivka, città nella provincia di Kramatorsk e coinvolge 12 villaggi per un totale di 10mila persone, ma l’obiettivo è arrivare a 14 località coinvolte.
“La regione del Donetsk, in guerra dal 2014, è quella che dall‘inizio dell’attuale conflitto ha avuto il maggior numero di vittime civili, secondo i dati sarebbero oltre 2.500 ad oggi – spiega Elisa De Checchi, Coordinatrice del progetto di Emergency in Ucraina -. Diverse centinaia di migliaia di ucraini hanno abbandonato la regione, tra la popolazione rimasta vi sono molte persone vulnerabili quali anziani con patologie croniche, persone con disabilità, malati costretti a letto e persone con pochi mezzi di sostentamento. L’obiettivo dell’intervento di Emergency è colmare la distanza che, in questi anni e con queste condizioni, si è andata creando tra il sistema sanitario nazionale e le persone che hanno deciso di restare nelle loro case“.
In seguito all’invasione russa del febbraio 2022 e alla successiva guerra tutt’ora in corso, il sistema sanitario ucraino è in grande difficoltà. Molte infrastrutture sono state distrutte, danneggiate o riconvertite ad uso militare; medici, chirurghi e infermieri sono fuggiti dal Paese o sono stati arruolati per servire in ospedali civili convertiti, del tutto o in parte, in ospedali militari. Il poco personale disponibile spesso non ha a disposizione una struttura o l’equipaggiamento necessario.
Alcune delle cliniche aperte nel Donetsk erano edifici già esistenti ristrutturati da Emergency; altre sono state allestite in nuovi container prefabbricati attrezzati e adibiti ad ambulatori. Nella maggior parte di queste, Emergency ha assunto staff sanitario nazionale a cui era stato ridotto l’orario di servizio data la mancanza di strutture e servizi essenziali come quello del trasporto.
“Questo permette ai beneficiari di riprendere e proseguire le terapie interrotte e tenere monitorato il proprio stato di salute, evitando così il peggioramento delle condizioni di chi è rimasto e alleggerendo il carico sugli ospedali. In queste strutture, offriamo anche formazione di personale sanitario e non, integrando il nuovo personale nel sistema sanitario ucraino per offrire servizi di medicina e infermieristica completamente gratuiti“.
Emergency, per rilevare i bisogni sul territorio e fare da punto di contatto con i servizi sanitari nazionali, ha predisposto un’equipe internazionale e sta formando, oltre a infermieri, operatori di comunità locali (Community Health Worker) che, con una capillare attività porta a porta sul territorio, dialogano direttamente con la popolazione, censendone i bisogni e segnalando immediatamente i casi più gravi indirizzandoli agli ambulatori più vicini. Inoltre, svolgono attività di educazione e prevenzione sanitaria e, per i pazienti a ridotta mobilità, facilitano le visite domiciliari.
Fonte: Redattoresociale.it
Photo: Euronews.com