Il Centro autismo della Asl Roma 5 vedrà la luce presto, il termine dei lavori è previsto per gennaio 2024. “Martedì 5 dicembre abbiamo presentato un incontro aperto ai familiari, alle associazioni di pazienti e agli stakeholder che hanno a cuore l’interesse di questi pazienti per capire di cosa hanno bisogno e come vorrebbero che fosse il ‘loro’ Centro. L’idea è attivare una loro partecipazione non solo nella fase di ‘progettazione’ degli spazi, visto che lo stabile è ancora in corso di ristrutturazione, ma soprattutto nel fornire dei suggerimenti nel campo delle attività che saranno offerte dal Centro per essere quanto più rispondenti alle loro esigenze. Insomma ora ci troviamo in una fase di ascolto“. Lo ha detto il direttore generale della Asl Roma 5, Giorgio Giulio Santonocito, in merito all’appuntamento di martedì 5 dicembre dal titolo “La progettazione partecipata del Centro autismo di Asl Roma 5: idee, percorsi, attività e progettazione degli spazi’” che si è tenuto alle ore 10.30 presso il Convitto Nazionale Amedeo di Savoia Duca d’Aosta a Tivoli.
Il direttore generale della Asl Roma 5 ha poi aggiunto: “L’idea di creare questo Centro è nata da un’esigenza espressa dal territorio, in particolare quello di Guidonia, di avere un poliambulatorio. Alla richiesta hanno risposto la Asl Roma 5, la Regione Lazio, Inail e Invimit, nella persona del suo amministratore delegato, la dott.ssa Giovanna Della Posta, e così è stata avviata la progettazione che ci vede tutti impegnati”.
Il Centro sarà aperto 7 giorni su 7. “L’idea è quella di assistere i pazienti con autismo sia la mattina che il pomeriggio. Infatti, il servizio sarà erogato dalle 8 alle 20 dal lunedì al sabato, mentre la domenica resterà aperto solo di mattina, per offrire una reale presa in carico sia dei piccoli pazienti che degli over 18. Questi ultimi potranno usufruire di servizi e attività che fino ad oggi erano esclusivamente ad appannaggio di centri privati – sottolinea Santonocito– a volte neanche di questi”.
“Siamo molto orgogliosi di questa iniziativa – ribadisce – l’obiettivo è aiutare i caregiver ad assistere questi pazienti e non a ‘tenerli da qualche parte’, ma integrarli nella società. Con questo centro la Asl Roma 5 vuole assistere i pazienti e sgravare i familiari“. Martedì 5 dicembre “ci siamo posti all’ascolto di coloro che hanno partecipato al nostro appuntamento con una particolare attenzione ai diretti interessati, per acquisire la loro visione e le loro istanze. E’ stato un momento di incontro tra istituzioni, pazienti, caregiver e stakeholder per dare luogo ad un’alleanza che vuole sostenere coloro che sono affetti da autismo“.
L’autismo è un disturbo che accompagna la persona tutta la vita. “I disturbi dello spettro autistico negli ultimi anni hanno registrato sempre più una maggiore sensibilità sia da parte delle organizzazioni sanitarie, che dei caregiver, del corpo docenti nell’ambito scolastico, dei pediatri e degli psichiatri che si occupano dell’età adulta. La ragione è ‘semplice’ – ha chiarito Giuseppe Nicolò, direttore del dipartimento di salute mentale e dipendenze patologiche della Asl Roma 5 – perché tale disturbo accompagna la persona per tutta la vita con dei gradienti di compromissione funzionale diversi. I problemi vanno affrontati a livello nazionale perché questo disturbo ha un’incidenza stabile. Infatti, noi potremmo già immaginare quali sono i pazienti per una Asl, come la nostra, che ha in carico 80mila bambini“.
Alla base di tutto devono esserci la diagnosi precoce e un personale formato. “La diagnosi nel caso dei disturbi dello spettro autistico non è facile da formulare e prevede un’elevata professionalità: l’applicazione di test specialistici per arrivare alla diagnosi e la formazione degli operatori che lo somministrano. Un insieme di cose che genera all’atto pratico un ritardo nell’erogazione dei servizi. Perciò – ha ricordato Nicolò – la creazione di un centro per la diagnosi e il trattamento dell’autismo soddisfa i bisogni, non solo della nostra azienda ma soprattutto di quelle famiglie che hanno necessità, in tempi brevi, di conoscere qual è la condizione psicopatologica e di neurodiversità del proprio figlio. È importante accedere quanto prima a un servizio che ponga una diagnosi corretta e impostare presto, entro 36 mesi, un percorso terapeutico-riabilitativo secondo le evidenze scientifiche. Questo non lo faremo da soli ma con le associazioni e con le strutture che si occupano di riabilitazione dell’età evolutiva. Ci affiancheranno anche una rete di stakeholder e le associazioni dedicate alla presa in carico di persone adulte, soprattutto ad alto funzionamento che si occupano del collocamento lavorativo di queste persone“, ha concluso il direttore del Dipartimento di salute Mentale e dipendenze patologiche della Asl Roma 5.
Photo: Aslroma5.it